Pittore del drappellone del 2 luglio 2019
Massimo Stecchi è nato a Siena nel 1954.
Negli anni ’80 disegna vignette satiriche e illustra racconti e manifesti per conto di periodici locali. Nei primi anni '90 frequenta la bottega d’arte del pittore Alì Hassoun. Dal 1996 al 1999 coordina il laboratorio di disegno di nudo al centro culturale “La Corte dei Miracoli” di Siena. Espone le proprie opere in Mostre personali e collettive in Italia (Siena, Siracusa, Lucca, Orbetello, Milano, Roma) e all'estero ( Valencia, Francoforte). Il rosso e il nero. Il dentro e il fuori. La luce e l’ombra. Le sue donne non si muovono mai. Offrono lo scorcio netto di una coscia allo sguardo: il resto è nel buio. Il suo toro è toro in un unico corno convesso e minaccioso: bianco come un lampo di morte. Il resto è nel buio. Dietro c’è il rosso: a campitura informale, quasi a profetizzare un presente di sangue.
Massimo Stecchi è un artista molto speciale, difficile da decifrare. La sua ricerca è molto riflessiva e procede con prudenza. Prudenza, non cautela. Perché Massimo Stecchi accosta senza remore il rosso al nero, il Terra di Siena al bianco: ignora le prospettive per far uscire una testa da un corpo che abita altrove. Insomma fa scelte coraggiose. La sua pittura a volte sembra avere debiti con le grandi lacche cinesi o le indimenticabili danzatrici degli antichi vasi greci. Lui dipinge ciò che gli danza dentro il cuore. Il ritmo del suo lavoro è legato a un continuo gioco di contrasti timbrici. La stesura del colore è apparentemente piatta. Campiture nere si alternano a geometrie rosse, ocra, sghembe aree di bianco e più ancora zone ben delineate, colme di amata Terra di Siena. Il risultato è sorprendente: la lentezza e l’apparente semplicità compositiva si rivelano tecnica sopraffina con cui l’autore raggiunge risultati altissimi.
Ritratti muliebri senza volto, grandi toraci tagliati da drappi, tori inquadrati in squarci di apparizione affiorano da un colore antichissimo, quasi fossero ricordi di un coma artistico in via di guarigione. Massimo Stecchi non ama le grandi superfici pittoriche: in questo ricorda Morandi cui bastò una stanzetta bolognese per diventare immenso. Il suo mondo immaginifico trae potenza e fascino dal “dentro”: mai dall’esterno. La luce che taglia le campiture, che evidenzia nettamente una parte lasciando nel mistero tutto ciò che le sta attorno sbuca netta da una sorgente mai individuabile. Queste figure, queste persone senza faccia, formate da pochi brandelli di rosso, nero, bianco, Terra di Siena, hanno il fascino di antichi dei e una palpabile immobilità le rende remote allo spettatore.
Massimo Stecchi è nato e lavora a Siena.