Pittore del drappellone del 16 agosto 1971
Renato Guttuso (Bagheria, 1911 – Roma, 1987 ) è stato un pittore italiano, tra i principali esponenti del neorealismo pittorico. Facendo riferimento al Realismo socialista, la pittura neorealista si proponeva la creazione di opere d’arte ispirate alla realtà che potessero essere intese anche dalle classi popolari.
La passione per l’arte viene coltivata da Guttuso fin dalla più tenera età. Suo padre infatti, acquerellista dilettante, amava frequentare gli studi e le botteghe degli artisti di Bagheria, portando con sé anche il piccolo Renato che già a tredici anni realizza i suoi primi quadri. A diciassette anni espone invece in una mostra collettiva a Palermo. È il 1928.
Oltre ad ereditare dal padre la passione per l’arte, il giovane Renato Guttuso erediterà dal genitore anche l’antipatia per il regime fascista.
Una delle sue opere giovanili, La fucilazione in campagna (1938) denuncia apertamente i crimini del regime franchista in Spagna, mostrando con crudezza e realismo l’esecuzione di un gruppo di partigiani. L’opera è un chiaro riferimento al dipinto Le fucilazioni del 3 Maggio di Francisco Goya.
In entrambi i casi il realismo serve a mostrare la guerra in tutto il suo orrore, spogliata dall’enfasi eroica della propaganda.
Del resto Guttuso nelle sue opere non vuole assolutamente edulcorare la realtà e l’attualità, ma mostrarla nella sua crudezza, quasi con violenza. Lui stesso afferma che “… è necessario che un artista agisca, nel dipingere, come agisce chi fa una guerra o una rivoluzione”.
Negli anni Trenta Guttuso lascia la Sicilia per trasferirsi prima a Milano e poi a Roma dove entra in contatto con personaggi di spicco dell’ambiente intellettuale come Alberto Moravia, Elsa Morante, Luchino Visconti, Antonello Trombadori e Marino Mazzacurati, che scherzosamente lo soprannominerà “Sfrenato Guttuso”, per la sua esuberanza.
In questi anni matura “l’arte sociale” di Guttuso, volta a lanciare un messaggio, sociale e politico, che possa essere inteso anche dalle classi popolari. Nel 1940 “ufficializza” il suo impegno politico iscrivendosi al Partito Comunista Italiano, allora clandestino.
Sarà Guttuso a disegnare il simbolo del Partito Comunista Italiano, nel 1943. Nel 1976 viene eletto senatore della Repubblica italiana.
Tra il 1940 e il 1941 crea una delle sue opere più famose, La Crocifissione. Il dipinto verrà apertamente criticato sia dalla chiesa cattolica che dal regime fascista. Il quadro viene posto sotto accusa per la nudità dei personaggi e per la crudezza della rappresentazione, evidente riferimento alla crudeltà della guerra.
Guttuso risponderà alle critiche con questa frase: “Li dipinsi nudi per sottrarli a una collocazione temporale: questa è una tragedia di oggi, il giusto perseguitato è cosa che soprattutto oggi ci riguarda”.
Negli anni della guerra conosce Mimise Dotti, moglie e compagnia di vita, che l’artista ritrae in un famoso dipinto del 1940.
Musa ispiratrice dell’artista sarà anche la stilista e modella Marta Marzotto. Dal loro primo incontro a Milano nel 1967 nascerà una passione travolgente che durerà venti anni, nonostante entrambi siano sposati. A lei sono ispirate le opere della serie Le cartoline.
Tra le opere più famose di Guttuso ci sono I funerali di Togliatti (1972), opera che diverrà Manifesto del PCI, la Vucciria (1974 – sopra), in cui è evidente il legame fortissimo che lega l’artista alla sua terra, la Sicilia, e La Spiaggia (1955–1956), in cui si può notare un ritratto di Pablo Picasso, mentre si asciuga sventolando un asciugamano rosso come se fosse il drappo di un torero.
Renato Guttuso muore nel 1987, un anno dopo la morte della moglie, lasciando in eredità alla città natale, Bagheria, molte opere che sono state raccolte nel locale museo di Villa Cattolica