Pittore del drappellone del 16 agosto 1983
Renzo Vespignani nasce a Roma nel 1924. Nel 1929, dopo la morte del padre, stimato chirurgo e cardiologo, si trasferisce con la madre dal quartiere Esquilino a quello più popolare di Portonaccio, dove cresce e inizia a disegnare durante l’occupazione nazista. Il suo interesse è attratto dalla realtà crudele e patetica di quei drammatici giorni: lo squallore del paesaggio urbano di periferia, le rovine e le macerie causate dai bombardamenti, il dramma degli emarginati e la povertà del quotidiano. In questo periodo, l’incisore Lino Bianchi Barriviera lo inizia allo studio della tecnica dell’acquaforte, mentre altri importanti punti di riferimento, tra i tanti artisti dell’epoca dei quali frequenta gli studi a via Margutta, sono Alberto Ziveri e Luigi Montanarini, oltre agli espressionisti tedeschi come Otto Dix e George Grosz.
Nel 1945, nell’immediato dopoguerra, tiene la sua prima personale in una galleria romana e inizia a collaborare con diverse riviste politiche e letterarie, per le quali scrive e realizza illustrazioni e disegni satirici. In questi anni si iscrive al Partito Comunista, che abbandona nel 1958 in seguito ai fatti d’Ungheria. Con altri artisti quali Piero Dorazio, Achille Perilli, Marcello Muccini, Armando Buratti e Graziella Urbinati fonda il gruppo Arte sociale.
A partire dalla fine degli anni Quaranta, parallelamente alla ricchissima attività espositiva in gallerie di tutta Europa, chiamato da registi del calibro di Luchino Visconti, inizia a cimentarsi nella realizzazione di importanti scenografie per il teatro: tra le più importanti si ricordano le scene per I giorni contati e L’assassino di Elio Petri, Maratona di danza e Le Bassaridi di Hans Werner Henze, I sette peccati capitali e La madre di Bertolt Brecht, Jenufa di Leoš Janáček.
All’inizio degli anni Sessanta, con gli artisti più rappresentativi della cosiddetta nuova figurazione, quali Ugo Attardi, Ennio Calabria, Alberto Gianquinto, Piero Guccione e Fernando Farulli e con il contributo di critici come Antonio De Guercio, Dario Micacchi e Duilio Morosini, fonda il gruppo Il Pro e il Contro. Tra i cicli pittorici più importanti realizzati ed esposti in gallerie e musei italiani ed internazionali si ricordano Imbarco per Citera (1969) riguardante il ceto intellettuale coinvolto nel ‘68, Album di famiglia (1971), un ritratto polemico della sua quotidianità, Tra due guerre (1975), un’analisi inflessibile sul perbenismo e l’autoritarismo piccolo-borghese negli anni del fascismo in Italia, Come mosche nel miele (1984), dedicato all’amico Pier Paolo Pasolini e alla sua poetica, e Manatthan Transfer (1991). dove si sofferma sulle atmosfere e le contraddizioni percepite durante un viaggio negli Stati Uniti. Grande è il suo legame con la letteratura tanto che, per mezzo dell’acquaforte, tecnica per la quale viene riconosciuto come uno dei più grandi incisori contemporanei, illustra il Decameron di Giovanni Boccaccio, poesie e prose di Giacomo Leopardi, le Opere Complete di Vladimir Majakowskij, i Quattro Quartetti di Thomas Stearns Eliot, i Racconti di Franz Kafka, i Sonetti di Gioacchino Belli, le poesie di Giacomo Porta, il Testamento di François Villon e La Question di Henri Alleg.
Partecipa quattro volte alla Biennale di Venezia (1950, 1954, 1960, 1984) e cinque volte alla Quadriennale di Roma (1956, 1959, 1965, 1972, 1986). Nel 1999 viene eletto Presidente dell’Accademia Nazionale di San Luca e nominato Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Renzo Vespignani muore a Roma nel 2001.