LA POLIFONIA SPONTANEA

Sulla scorta di queste considerazioni, possiamo, allora, addentrarci pure in una disamina delle strutture presenti nei canti della tradizione senese. Il primo evidente carattere – riscontrabile, non di meno, in tutta l'Italia centrale – è rappresentato da un impianto prettamente melodico, con marcata predisposizione alla decorazione e al virtuosismo. Allo stesso tempo – e in tal caso le analogie sono più di area Settentrionale – a Siena è assai diffusa anche l'esecuzione estemporanea a più voci, una sorta di polifonia spontanea, perfettamente coerente con quanto dicevamo prima a proposito dei testi, cioè con quell'aspirazione a voler nobilitare al massimo quanto con il canto si desideri esternare. Sarà utile, ad esempio, riportare qui di seguito la trascrizione musicale di Sotto la mia sottana. La canzone risulta piuttosto aradigmatica di un certo melodismo popolare. Vi sono presenti, infatti, quasi tutti gli intervalli tipici del genere: la quarta giusta ascendente, la terza maggiore, il grado congiunto discendente; di nuovo la quarta, il grado congiunto discendente e poi ancora la terza. Anche sotto il profilo armonico il brano appare esemplare: con il tenore secondo che procede parallelamente al tenore primo una terza sotto e il basso che intona le fondamentali delle funzioni armoniche di: tonica, dominante e i loro gradi relativi.

SOTTANA

Il “modo senese” di cantare fa uso di una vocalità asservita all’interpretazione, si carica di sentimento, ma, allo stesso tempo, è controllata, “maschia” e a tratti perfino sprezzante. Sembrano funzionali a questo approccio emotivo anche alcune posture. Se in piedi, infatti, i cantori posizionati in cerchio divaricano leggermente le gambe, sporgono e gonfiano il petto, lo sguardo è fiero perché in quel momento non s’intonano semplicemente dei suoni, ma si da voce a una storia, si “cantano nel muso”, così che quel cerchio chiuda e aiuti l'impasto sonoro, ma dimostri anche la forza di una appartenenza, di una coesione umana, sentimentale, che con-voca i più diversi stati d'animo. Parte del repertorio – soprattutto quello delle serenate e delle canzoni a tema più drammatico – evoca decisamente melodie che sembrano derivare dall’opera ottocentesca. A titolo esemplificativo riportiamo le prime misure di “In Elvezia non v'ha rosa”, dall'atto primo de La sonnambula di Vincenzo Bellini e, a seguire, l’incipit de La strada nel bosco.

Il canzoniere della memoria 2

Non si può certo parlare di vera e propria somiglianza melodica, ma, senz'altro, di un senso musicale simile.

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